martedì 11 settembre 2012

Le 100 specie più minacciate del mondo: senza prezzo o senza valore?


Per la prima volta più di 8.000 scienziati della Iucn Species Survival Commission (Iucn/Ssc)  si sono riuniti per identificare le 100 specie di animali, piante e funghi più minacciate del pianeta, ne è venuta fuori una lista resa nota eri dalla Zoological Society of London (Zsl), SOS - Save Our Species e dall'International Union for Conservation of Nature (Iucn) che in cima vede il camaleonte Tarzan, il piviere dal becco a spatola ed il bradipo tridattilo pigmeo.  Ma scienziati ed  ecologisti temono che non si farà niente per impedire che queste specie si estinguano, perché nessuna di loro «procura un vantaggio evidente all'umanità».

Jonathan Baillie, direttore conservazione della Zls, ha detto che «sempre più la comunità dei donatori ed il movimento ecologico hanno a tendenza a sposare la tesi della "utilità della natura per gli esseri umani", secondo la quale le specie e gli habitat selvatici sono apprezzati e gerarchizzati in funzione dei servizi che possono rendere alle popolazioni. A causa di questo, è diventato sempre più difficile per gli ecologisti difendere le specie più minacciate del pianeta. Ci incombe di prendere una decisione morale ed etica importante: queste specie hanno il diritto di sopravvivere o possiamo permetterci di lasciarle andare fino all'estinzione?»
E' esattamente il tema affrontato dal rapporto "Priceless or Worthless (Senza prezzo o senza valore) presentato al World conservation congress Iucn in corso in Corea del sud,  e che punta a ravvivare l'interesse per la salvaguardia delle creature più rare del mondo, preziosissime ma "senza valore" e a rimetterle in cima ai programmi di conservazione dei governi e delle Ong. Ellen Butcher, dalla Zsl, co-autrice del rapporto  ha detto al summit di Jeju:  «Tutte le specie che figurano sulla lista sono uniche e non rimpiazzabili. Se spariscono nessuna soma di denaro le farà rinascere. Però, se prendiamo delle misure immediate, possiamo dar loro delle buone possibilità di sopravvivere. Ma per questo abbiamo bisogno di una società che sottoscriva la posizione etica che vuole che ogni specie ha il diritto inalienabile di esistere». Il declino di queste specie ormai ridotte a fantasmi è stato essenzialmente causato dalla specie umana, ma la comunità scientifica pensa che in quasi tutti i casi la loro estinzione possa essere evitata  se vengono loro dedicati sforzi ben mirati di conservazione. L'Iucn sottolinea che «Le azioni di conservazione hanno prodotto risultati nei casi di numerose specie, come  il Cavallo di Przewalski (Equus ferus) e la megattera (Megaptera novaeangliae), che sono state salvate dall'estinzione». Ma queste 100 specie, che vivono in 48 Paesi diversi, saranno le prime a scomparire se non le proteggeremo subito.  Il bradipo tridattilo pigmeo (Bradypus pygmaeus) è tra gli animali che rischiano di più: l'isola Escudo, a 17 km a largo di Panama, è il solo luogo del mondo dove sopravvive. La saola (Pseudoryx nghetinhensis) è uno dei mammiferi più minacciati del sud-est asiatico e ormai questo misterioso animale dovrebbe essere ridotto a poche decine di individui.  Il fungo Cryptomyces maximus vive solo in una piccola regione del Galles, la sua popolazione è in forte declino e un  solo evento catastrofico potrebbe cancellarlo dalla terra. Baillie sottolinea: «Se consideriamo che queste specie non hanno prezzo, è tempo che la comunità ecologica, i governi e l'industria agiscano di conseguenza e mostrino alle generazioni di domani che noi diamo valore a tutta la vita».
Il rapporto ricorda: «Anche se la monetizzazione della natura resta una necessità valida per gli ecologisti, non bisogna per questo scordare il grande valore delle specie che si trovano al limite dell'estinzione» e Simon Stuart, presidente della Species survival commission Iucn ha concluso: «Tutte le specie hanno un valore per la natura e pertanto per gli esseri umani. Anche se il valore di alcune specie potrebbe non apparire evidente a prima vista, tutte le specie contribuiscono infatti, nei loro rispettivi modi, al sano funzionamento del pianeta».
 da greenreport.it,  11 settembre 2012

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